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LE FIRME DEL CAFFÈ
Guido Olimpio
La minaccia dei bracconieri in Africa è sempre più forte
In aiuto ai ranger del Congo
si ricorre all'intelligence
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Chi è
Si occupa di terrorismo internazionale e Medio Oriente, lavora al "Corriere della Sera" come inviato negli Stati Uniti
La notizia è trapelata tra il 10 e l’11 gennaio. Sette ranger in servizio nel famoso parco naturale di Virunga, nella Repubblica del Congo, sono stati assassinati. Uomini armati avrebbero organizzato un attacco contro le guardie che cercano di tutelare un’area a rischio dove vivono i gorilla di montagna. Una strage, purtroppo, preceduta da altre, compiute da guerriglieri e banditi. Uccidono per controllare il territorio, le risorse e soprattutto vanno a caccia di animali.
La minaccia dei bracconieri in Africa è sempre più forte visto che non di rado coinvolge anche formazioni di insorti. E gli assalitori sono bene armati, non imbracciano certo delle vecchie doppiette. Davanti a questa sfida le organizzazioni ambientali corrono ai ripari, a cominciare dall’intelligence.
Alcuni governi provano a contrastare i saccheggiatori, però spesso hanno altre priorità. I servizi di sicurezza combattono insorti, tengono d’occhio oppositori, reprimono il dissenso, devono parare i colpi del terrorismo. C’è chiaramente un vuoto che viene colmato - quando è possibile - da agenti privati. Ex del mondo delle spie hanno trovato lavoro in aree remote, posti offerti da quanti si battono in difesa della Natura e sono pronti a farlo a qualsiasi costo. Un prezzo a volte salato poiché tracciare i criminali non è cosa da poco e i network dei predoni hanno guadagni giganteschi. Come ricorda un interessante articolo di Le Monde il bracconaggio genera introiti per 20 miliardi di dollari all’anno - fonte Interpol - e nella classifica dell’illecito è al quarto posto. Sono sottolineature che fanno comprendere quale sia la partita.
Ecco che la reazione deve essere adeguata, la semplice sorveglianza non basta e comunque è impossibile tenere d’occhio territori immensi, giungle, angoli senza strade. L’intelligence "verde", se ha i mezzi, cerca di monitorare comunicazioni radio e telefoniche per ricostruire le mosse delle gang, eventuali appoggi e complicità. In alcuni villaggi sono ingaggiati degli informatori, piccole vedette che possono cogliere attività sospette, ricevere soffiate, vegliare su rotte seguite dai contrabbandieri. Missione pesante perché richiede un impegno capillare e continuo, con la massima attenzione. C’è chi vive e fa soldi con l’avorio degli elefanti o altre prede, un giro nero che difende in modo brutale. E se ci spostiamo in altri quadranti, come il Messico, possiamo vedere come anche i cartelli della droga si dedichino con profitto alla pesca fuorilegge affidandosi a piccole comunità della Bassa California.
In alcune regioni, oltre alla raccolta di dati e alla creazione di files che "mappino" le insidie, gli agenti privati possono intervenire direttamente bloccando chi si macchia di reati. È però evidente come sia necessaria la cooperazione delle autorità locali e non solo a livello formale. Identificare i colpevoli è fondamentale, però serve un sistema che li processi e li tenga in carcere.
Il ricorso all’intelligence da parte degli ambientalisti è stato apprezzato dai donatori, altro tassello chiave. Possono essere loro a finanziare i piani di intervento, il reclutamento e i mezzi necessari. Parliamo comunque di un apparato che deve crescere ancora per neutralizzare non solo le "braccia" del mercato, ma anche i capi, abili nell’evitare le indagini o i mandati d’arresto.
La minaccia dei bracconieri in Africa è sempre più forte visto che non di rado coinvolge anche formazioni di insorti. E gli assalitori sono bene armati, non imbracciano certo delle vecchie doppiette. Davanti a questa sfida le organizzazioni ambientali corrono ai ripari, a cominciare dall’intelligence.
Alcuni governi provano a contrastare i saccheggiatori, però spesso hanno altre priorità. I servizi di sicurezza combattono insorti, tengono d’occhio oppositori, reprimono il dissenso, devono parare i colpi del terrorismo. C’è chiaramente un vuoto che viene colmato - quando è possibile - da agenti privati. Ex del mondo delle spie hanno trovato lavoro in aree remote, posti offerti da quanti si battono in difesa della Natura e sono pronti a farlo a qualsiasi costo. Un prezzo a volte salato poiché tracciare i criminali non è cosa da poco e i network dei predoni hanno guadagni giganteschi. Come ricorda un interessante articolo di Le Monde il bracconaggio genera introiti per 20 miliardi di dollari all’anno - fonte Interpol - e nella classifica dell’illecito è al quarto posto. Sono sottolineature che fanno comprendere quale sia la partita.
Ecco che la reazione deve essere adeguata, la semplice sorveglianza non basta e comunque è impossibile tenere d’occhio territori immensi, giungle, angoli senza strade. L’intelligence "verde", se ha i mezzi, cerca di monitorare comunicazioni radio e telefoniche per ricostruire le mosse delle gang, eventuali appoggi e complicità. In alcuni villaggi sono ingaggiati degli informatori, piccole vedette che possono cogliere attività sospette, ricevere soffiate, vegliare su rotte seguite dai contrabbandieri. Missione pesante perché richiede un impegno capillare e continuo, con la massima attenzione. C’è chi vive e fa soldi con l’avorio degli elefanti o altre prede, un giro nero che difende in modo brutale. E se ci spostiamo in altri quadranti, come il Messico, possiamo vedere come anche i cartelli della droga si dedichino con profitto alla pesca fuorilegge affidandosi a piccole comunità della Bassa California.
In alcune regioni, oltre alla raccolta di dati e alla creazione di files che "mappino" le insidie, gli agenti privati possono intervenire direttamente bloccando chi si macchia di reati. È però evidente come sia necessaria la cooperazione delle autorità locali e non solo a livello formale. Identificare i colpevoli è fondamentale, però serve un sistema che li processi e li tenga in carcere.
Il ricorso all’intelligence da parte degli ambientalisti è stato apprezzato dai donatori, altro tassello chiave. Possono essere loro a finanziare i piani di intervento, il reclutamento e i mezzi necessari. Parliamo comunque di un apparato che deve crescere ancora per neutralizzare non solo le "braccia" del mercato, ma anche i capi, abili nell’evitare le indagini o i mandati d’arresto.
23-01-2021 21:30
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