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Quel folle amore
tra marito e moglie

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"Per l'Amore ho sfidato
ragionevolezza e età"
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Anche la cultura non resiste
al fascino dell'amore
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Ammaliati da Di Caprio
ma pure da due 80enni
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La vita prima del sì
in un deserto rosa
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Le relazioni degli altri
per scoprire noi stessi
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e trasforma le relazioni
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"Rischiamo di dimenticare
parole, baci e abbracci"
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è come la discoteca"
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LE FIRME DEL CAFFÈ
DIARIO di Giuseppe Zois
Giulietta e Ketty
messaggere di serenità
messaggere di serenità
Giuseppe Zois
Caro Diario,
stavolta andiamo un po’ indietro nei fogli. Correva il 1975 e Giulietta Masina - nata cent’anni fa, il 22 febbraio 1921 - arrivava a Lugano per presentare il suo "Diario degli altri", fresco di stampa. L’invito era partito dalla libreria di un grande magazzino. Allora c’erano tempo e spazio anche per eventi culturali oltre che per le promo delle "offerte convenienza del giorno". Moglie del sommo regista Federico Fellini, era già stata Gelsomina nel film "La strada", poi ci sarebbero state "Le notti di Cabiria". A seguire, "Giulietta degli spiriti" e, gran finale nel 1985, a 64 anni, "Ginger e Fred" con Marcello Mastroianni. Trionfi, popolarità, allori: lei sempre se stessa, semplice, delicata, pulizia d’intenti e d’animo, famosa ma schiva. Si sarebbe potuta concedere molto, avendo abbondanza di opportunità con un uomo come il Genio riminese: è stata esempio di stile, discrezione, aliena da una certa visibilità.
PER ANNI su "La Stampa" e alla radio-RAI la Masina ha curato una rubrica in cui dava risposte ai quesiti dei lettori. Uno specchio della società nei cambiamenti sempre più veloci: la fatica di vivere, le adolescenze precoci (già allora), i conflitti tra genitori e figli, le turbolenze sentimentali, la condizione femminile, le nuove famiglie con protagonisti lui e lei spesso sconosciuti in casa... Tutti gli interventi erano impastati nell’amore. Che ha molti affluenti, dalla comprensione all’incoraggiamento, radicati in un fertile terreno di saldezza etica. L’attrice detestava l’ambiguità, gli slalom tartufeschi, preferiva indicare il modo vero di essere liberi, tenendo la dignità e il rispetto come cardini.
C’È UN’ALTRA DONNA di teatro e di cultura dalla quale ci siamo appena congedati: Ketty Fusco, 94 anni, attrice, regista, scrittrice e poetessa. Ha tenuto cattedra con le parole - quante scritte nei suoi molti e densi libri! - con "la voce e il volto", come ha sottolineato il vescovo Pier Giacomo Grampa nel saluto letto al Famedio di Lugano. Un volto "di luminosità comunicativa, che manifestava la luce del cuore" e una voce "cristallina, amica e trasparente" che si è spenta "lasciandoci però l’eco del suo passaggio".
KETTY, come Giulietta, non temeva di affrontare le questioni inquietanti del nostro esistere: entrambe sempre convinte che decisivo e vincente è un fattore di nome umanità. Siamo un po’ tutti delusi, alcuni moltissimo, per come la pandemia in corso sta sfregiandoci, con quel senso di imponderabilità che si insinua e si impadronisce dei nostri percorsi. Entrambe, con la loro spiccata sensibilità, ci hanno trasmesso la gioia dell’impegno nel diffondere serenità, con lo sguardo puntato alla stella dell’armonia.
stavolta andiamo un po’ indietro nei fogli. Correva il 1975 e Giulietta Masina - nata cent’anni fa, il 22 febbraio 1921 - arrivava a Lugano per presentare il suo "Diario degli altri", fresco di stampa. L’invito era partito dalla libreria di un grande magazzino. Allora c’erano tempo e spazio anche per eventi culturali oltre che per le promo delle "offerte convenienza del giorno". Moglie del sommo regista Federico Fellini, era già stata Gelsomina nel film "La strada", poi ci sarebbero state "Le notti di Cabiria". A seguire, "Giulietta degli spiriti" e, gran finale nel 1985, a 64 anni, "Ginger e Fred" con Marcello Mastroianni. Trionfi, popolarità, allori: lei sempre se stessa, semplice, delicata, pulizia d’intenti e d’animo, famosa ma schiva. Si sarebbe potuta concedere molto, avendo abbondanza di opportunità con un uomo come il Genio riminese: è stata esempio di stile, discrezione, aliena da una certa visibilità.
PER ANNI su "La Stampa" e alla radio-RAI la Masina ha curato una rubrica in cui dava risposte ai quesiti dei lettori. Uno specchio della società nei cambiamenti sempre più veloci: la fatica di vivere, le adolescenze precoci (già allora), i conflitti tra genitori e figli, le turbolenze sentimentali, la condizione femminile, le nuove famiglie con protagonisti lui e lei spesso sconosciuti in casa... Tutti gli interventi erano impastati nell’amore. Che ha molti affluenti, dalla comprensione all’incoraggiamento, radicati in un fertile terreno di saldezza etica. L’attrice detestava l’ambiguità, gli slalom tartufeschi, preferiva indicare il modo vero di essere liberi, tenendo la dignità e il rispetto come cardini.
C’È UN’ALTRA DONNA di teatro e di cultura dalla quale ci siamo appena congedati: Ketty Fusco, 94 anni, attrice, regista, scrittrice e poetessa. Ha tenuto cattedra con le parole - quante scritte nei suoi molti e densi libri! - con "la voce e il volto", come ha sottolineato il vescovo Pier Giacomo Grampa nel saluto letto al Famedio di Lugano. Un volto "di luminosità comunicativa, che manifestava la luce del cuore" e una voce "cristallina, amica e trasparente" che si è spenta "lasciandoci però l’eco del suo passaggio".
KETTY, come Giulietta, non temeva di affrontare le questioni inquietanti del nostro esistere: entrambe sempre convinte che decisivo e vincente è un fattore di nome umanità. Siamo un po’ tutti delusi, alcuni moltissimo, per come la pandemia in corso sta sfregiandoci, con quel senso di imponderabilità che si insinua e si impadronisce dei nostri percorsi. Entrambe, con la loro spiccata sensibilità, ci hanno trasmesso la gioia dell’impegno nel diffondere serenità, con lo sguardo puntato alla stella dell’armonia.
27-02-2021 21:30
Armenia,
L’omaggio
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