Il diario
In caduta l'interesse
a candidarsi nei Comuni
a candidarsi nei Comuni
GIUSEPPE ZOIS
Caro Diario,
tra i molti effetti collaterali del coronavirus, c’è anche quello del rinvio di un anno delle votazioni per il rinnovo dei poteri comunali, i partiti stanno riscaldando i motori per le liste. Che vuol dire, in buona sostanza: trovare candidati. Il barometro in questi giorni di fine gennaio rivela un clima freddo - non solo meteo - e parla di notevoli difficoltà, per alcuni addirittura oltre le previsioni, nell’ottenere adesioni a entrare in campo. Cresce il distacco tra i Palazzi comunali e i cittadini disposti a schierarsi. I più distanti appaiono i giovani. Il disinteresse però non è circoscrivibile e risulta più vasto. Secondo Fernando Agustoni, presidente sezionale del Ppd a Coldrerio, sotto i 60 anni non c’è più nessuno che si voglia mettere in gioco (CdT del 20 gennaio). Un esempio: su 35 convocazioni spedite, gli si sono presentati in 5, due dei quali consiglieri in carica e un terzo vice-presidente locale del partito.
IL COMUNE è la prima importante scuola, dove si impara l’esercizio della "cosa pubblica", dell’amministrare più in esteso, della democrazia, con l’impegno teso al bene comune. Torna un po’ paradossale, ma è significativo che da una parte ci sia molto attaccamento alla propria autonomia, anche nel piccolo, e poi non ci sia riscontro attivo. Comunque vada, è sempre un’esperienza formativa sul piano personale, indipendentemente dall’elezione o meno. Ci si mette in discussione, si impara la dialettica, si capisce quanto assorbe un incarico come consigliere o come municipale.
I CAMBIAMENTI sono molti e continui, la complessità generale non risparmia la vita pubblica. Si sa che il "partito del lamento", come quello degli allenatori del giorno dopo, è molto folto e la critica negativa è spesso accompagnata da dileggio e vituperio (più che da riconoscimento e lode). Innegabile che è in caduta il concetto di identità e appartenenza a questa o a quella ideologia (?!) di parte, con parallela assunzione di responsabilità. Da dove ricominciare a tessere la tela del coinvolgimento fino alla soglia della disponibilità personale?
PUNTO DI PARTENZA resta l’educazione. Simone Weil la indicava come "la cosa più importante", cominciando "dall’attenzione" che contempla la cultura, la prossimità, la politica, mettiamoci anche l’ambiente - fortunatamente al centro di nuove sensibilità - e il territorio. "Attenzione" anche a dove stiamo andando e a chi stiamo diventando. Ci risiamo con la scuola. Ho letto di un docente che in classe fa politica spiegando che è il mezzo per vivere bene in comunità, diventare buoni cittadini, costruire insieme una polis forte, sicura e illuminata. "Fare politica non vuol dire spingere i ragazzi a pensarla come te - concludeva quel maestro - ma vuol dire spingerli a pensare!". Questo il lievito della politica.
23.01.2021
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