Jessica Watson
'Se credi nei tuoi sogni
ce la farai sempre'
FEDERICO BASTIANI
essica Watson era una bambina australiana che aveva molta paura dell’acqua. Un giorno stava giocando sul bordo della piscina con sua sorella e i suoi cugini che improvvisamente si tuffarono. Jessica si fece coraggio e si buttò anche lei. Da quel giorno la piccola Watson, oggi 26enne, divenne un’amante dell’acqua e non potrebbe essere stato diversamente visto che il 15 maggio 2010, quando aveva solo sedici anni, divenne la persona più giovane ad aver circumnavigato il globo in solitario, senza assistenza, per duecentodieci giorni.
Quest’idea, alquanto folle, maturò nel corso della sua infanzia. "Quando avevo 11 anni mia madre mi lesse la storia di Jesse Martin, il primo marinaio ad aver circumnavigato il mondo e da quel momento ho pensato di imitarlo". Jessica è cresciuta in un ambiente familiare che le ha permesso di sviluppare la passione per la vela. Da piccoli con la famiglia hanno vissuto diversi anni su una barca e lei e sua sorella hanno studiato per corrispondenza. "Non abbiamo mai avuto una tv e ringrazio la mia famiglia per questo perché potevamo stare all’aria aperta e spaziare con la fantasia". Poi nel 2008 l’annuncio dell’impresa. Jessica Watson iniziò a prepararsi moltissimo. "Per compiere una missione come quella, il 90% è preparazione ed il 10% è il viaggio in sé. Devi imparare a navigare anche senza usare il Gps aiutandoti con le stelle ad esempio".
A 14 anni inizia a pianificare il viaggio. Contatta molti direttori di marketing di aziende chiedendo loro una sponsorizzazione. "Piano piano vedevo che il progetto prendeva forma, anche grazie all’aiuto dei tanti volontari che si erano appassionati e condividevano il sogno con me supportandomi in ogni modo. È stato incredibile". Viene preparata la sua barca a vela, la Ella’s Pink Lady, un’imbarcazione di dieci metri dipinta di rosa. "Volevo dimostrare al mondo che se una persona crede nei propri sogni, possono diventare realtà, anche se sono quelli di una ragazzina". Le cose sembrano andare per il meglio, poi durante una prova in mare da Brisbane a Sydney, alle 2 del mattino, la sua imbarcazione si scontra con una nave container. Jessica si era addormentata e qualcosa non aveva funzionato con il sistema di allarme radar. Iniziarono le polemiche su come fosse inopportuno che una ragazza di sedici anni intraprendesse un viaggio alquanto complesso e potenzialmente pericoloso. La Watson non si perdette d’animo.
Il 18 ottobre del 2009 la giovane velista salpò da Sydney alla volta dell’Oceano Pacifico per raggiungere il Capo Horn, Isole Falkland, poi il Sudafrica e ancora via verso l’Australia. "Ho affrontato tempeste che non avevo mai visto, onde gigantesche quando ero a Capo Horn, ma ho vissuto anche momenti bellissimi come navigare scortata dai delfini". Le disavventure non sono mancate: ha avuto problemi con le batterie del monitor, la rottura delle pale del generatore eolico, guasti alla toilette. "Per fortuna non si è mai rotto lo strumento per me più importante, il sistema satellitare". Per 210 giorni si è nutrita di una miscela di cibo liofilizzato (come fanno gli astronauti), cibo in scatola, uova in polvere, frutta secca e qualche volta si è concessa dei cupcakes. Il 15 maggio del 2010 Jessica è finalmente rientrata nel porto di Sydney. "È stato forse il momento più emozionante", ricorda Jessica, ricevuta dall’ex primo ministro australiano Kevin Rudd. Dopo aver scritto la sua storia nel libro "True spirit", essere diventata ambasciatrice Onu del World Food Program ed aver parlato a moltissime conferenze, oggi ha cambiato vita. "Sono consulente di gestione di una grande azienda di contabilità. Mi diverto molto e sto compiendo un’altra sfida con me stessa. Adoro navigare ma ora lo faccio solo nei weekend".
01.03.2020